Come avevo immaginato lo staging di Lucio Corsi all'Eurovision
La storia di uno spartito creativo concepito nel pieno di una febbre da influenza post-sanremese
Finisce Sanremo 2025, Olly sta per rifiutare l’Eurovision e Lucio Corsi non ha ancora sciolto la riserva. Passano pochi giorni, mi becco una super influenza. Quello che inizia a concepire la mia mente sembra quasi un mezzo delirio dovuto alla febbre (che si trascinerà per due settimane). Ho il desiderio di immaginare lo staging di Lucio all’Eurovision 2025. Tanto, al 90%, sarà lui, mi convinco.
Nel 2023 provai a farlo per l’Austria (per Who the hell is Edgar? di Teya e Salena), pubblicando poi qualcosina su Twitter ma fondamentalmente tenendo tutto nel cassetto. Stavolta, però, decido di alzare la posta in gioco. Se lo immagino, questo staging lo farò andare in giro. E alla fine Lucio Corsi accetta di andare all’Eurovision. Così il progettino, per cui comunque non nutrivo nessuna aspettativa in partenza conoscendo troppo bene com’è fatto questo mondo, fa capolino in varie mail di competenza. Visto che sto anche scrivendo questo substack, il destino della fantasiosa proposta lo conoscete già. Un “no” mascherato da un semplice, formale e scontatissimo silenzio. Volevo essere un duro ma non sono davvero nessuno.
Mi diverte altrettanto, però, condividere il tutto pubblicamente solo per il piacere di conoscere il parere di altri fan e colleghi. E per mostrare il frutto di una passione che altrimenti continua a essere troppo nascosta, quel lato creativo di me a volte soffocato dal giornalismo. Siccome le mail competenti se hanno già letto non rileggeranno qui, e dato che il loro contenuto è inedito a tutti gli altri, ricopierò spudoratamente la maggior parte di quelle battute perché avevo già detto tutto lì e il tempo è, purtroppo, tiranno. Tanto fra poche ore, nel pomeriggio dell’8 maggio, il vero staging di Volevo essere un duro si scoprirà nelle immagini delle prime prove a Basilea.
Le linee guida del progetto
Mantenere la semplicità dell'esibizione, nello stile di Lucio, ma ricorrendo a una maggiore teatralità per trasmettere meglio le emozioni di alcuni passaggi della canzone. Ovvero: esibizione di classe, ma non statica come quella di Sanremo. Per questo, ad esempio, la sezione al pianoforte durerebbe molto meno.
La traduzione in inglese a schermo, prevalentemente con tecniche di sottotitolazione e marginalmente su sfondo led, delle parti più essenziali del brano. Il pubblico internazionale ne comprenderebbe così il significato. Il modello che mi ha ispirato è quello adottato con Ermal Meta e Fabrizio Moro all'Eurovision 2018, con font diversi e animazioni.
L'uso dei disegni, che erano stati inseriti nell'opuscolo promozionale di "Volevo essere un duro" distribuito alla stampa durante Sanremo. Sulla base di quel libretto ho realizzato una clip social, all'apparenza banale, che ha superato il milione di visualizzazioni e 20mila like su un profilo Instagram. Vuol dire che quei disegni funzionano e vengono percepiti nello spirito di Lucio. Ho pensato che quegli stessi disegni possano essere usati in animazione durante la performance, in particolare la sezione sui girasoli. Proprio come l’Islanda, nella sua national final, ha sfruttato disegni animati per l'esibizione poi vincente dei Væb.
Tutto ciò l'ho riassunto in una sorta di spartito creativo, trasformato in pdf. Seguendo l'esatta timeline della canzone, avevo diviso le idee in tre categorie: Performance (cioè quello che Lucio avrebbe fatto sul palco); Regia (la tipologia di inquadrature in accompagnamento alla performance); Grafica (sottotitoli, led, luci). Non conoscendo il piano camere l'aspetto registico è ovviamente solo indicativo. Mi piaceva però rendere l'idea visiva della performance nel suo potenziale "adattamento" televisivo.
Lo spartito creativo
Un post scriptum
Chiaramente, non avevo nessuna reale ambizione di “dirigere” Lucio Corsi, visto che ho esperienza pari a zero in quel settore, manco volessi diventare un giorno la Sacha Jean-Baptiste d’Italy. Il progettino era utile a mostrare capacità per un’eventuale collaborazione nella squadra, per infondere qualche idea in più nelle sessioni brainstorming da appassionato dell’Eurovision, cioè di uno che sa più o meno quel che funziona. Non aspettandomi niente di concreto in cambio, ho solo sperato in un feedback (pure negativo) per arricchirmi nell’esperienza. Pazienza, sarà per una prossima, folle idea durante un’altra influenza. Questo è stato solo un "What if” tutto mio.